Conosciamo il karate

Il karate è una delle discipline marziali giapponesi più praticate al mondo. La parola si compone di due parti: “Kara” che significa “vuoto” e “Te” che significa “mano”, ovvero letteralmente “mano vuota”, indicando il non utilizzo di armi nella pratica e l’atteggiamento di trasparenza e di lealtà nei confronti dell’avversario.
Storicamente, il Karate deriva da antiche arti marziali le cui origini vanno ricercate in Cina, e prima ancora in India.
La sua nascita, seppure non ancora formale, risale agli inizi del 1500 d.C. nella piccola isola di Okinawa, nell’arcipelago delle isole Ryukyu, dove sistemi di combattimento rudimentali utilizzati dalla popolazione locale ricevettero gli influssi delle arti marziali cinesi, data la vicinanza delle isole con la Cina e le relazioni commerciali con il Giappone.
In seguito, grazie all’instancabile lavoro del Maestro Gichin Funakoshi (definito non per altro, come il “padre” del karate moderno), che nel 1921 durante una manifestazione interamente dedicata alle arti marziali indetta a Tokyo si esibì davanti a personaggi illustri, come il Maestro Jigoro Kano (fondatore del Judo), il karate riuscì a diffondersi in tutto il Giappone, al pari di altre arti marziali più conosciute come appunto il Judo o il Kendo.

Nato inizialmente come metodo per difendersi, il Karate si è evoluto gradualmente nel tempo fino a divenire un vero e proprio sport da combattimento, completo a 360°, senza tralasciare però le sue antiche radici di arte marziale.

Si possono elencare cinque parole chiavi, descritte nel Dojo-kun (letteralmente, le regole da seguire nel luogo di pratica) del Maestro Gichin Funakoshi, le quali sintetizzano l’essenza dei valori che un’arte marziale deve tramandare nel tempo:
1. Carattere
2. Sincerità
3. Costanza
4. Rispetto
5. Autocontrollo

Si sente parlare spesso di “avversario”. A me, la parola “avversario” non piace. La persona con cui mi alleno, con cui condivido le mie emozioni e sensazioni è un compagno di allenamento, in giapponese Uke, a cui dovrò essere sempre grato poiché mi dà la possibilità di migliorarmi.

SIGNIFICATO DI KARATE

Il Karate si compone di due attività distinte: il kata (forme) e il kumite (combattimento).

KATA

Il kata è un combattimento immaginario contro più avversari. Rappresenta l’esecuzione da parte dell’atleta di una serie di tecniche e di posizioni in successione, predeterminate, esprimendo precisione, velocità, potenza, espressività ed equilibrio.
Il kata rappresenta l’essenza dell’arte marziale: quello che ad un profano può sembrare quasi una danza, in realtà nasconde secoli di tecniche di attacco e di difesa, tramandate da maestro a maestro, di generazione in generazione, racchiuse in un unico “combattimento immaginario”, per essere meglio ricordate e insegnate.

Soltanto con il tempo e con la pratica, l’allievo comprende il loro significato e la loro possibile applicazione in un contesto reale di difesa personale.

Dal punto di vista sportivo, il kata può essere eseguito singolarmente o a squadre di tre atleti; questi ultimi devono eseguire la performance in maniera sincrona, come succede nelle gare dei tuffi sincronizzati.
Una giuria composta da sette arbitri giudica l’atleta sia sotto l’aspetto tecnico che sotto l’aspetto fisico/atletico, esprimendo così un giudizio numerico complessivo.
Nella gara a squadre, infine, durante la finale per la medaglia d’oro e la finale per la medaglia di bronzo, gli atleti, a valle del kata, devono eseguire il “bunkai”, ovvero il combattimento, studiato a tavolino, rappresentante le principali tecniche del kata eseguito in precedenza.

KUMITE

Il kumite è invece il combattimento one-to-one a punteggio, senza contatto (in alcuni regolamenti nazionali/internazionali è ammesso un leggero contatto al corpo).
I colpi possono essere portati con tecniche di pugno o di gambe, al viso o al corpo (mai sotto la linea della cintura).
Sono ammesse inoltre le proiezioni, ovvero tecniche di sbilanciamento dell’avversario fino a portarlo a terra.
Le tecniche di pugno valgono un punto (“yuko”), le tecniche di calcio al tronco valgono due punti (“waza-ari”) mentre le tecniche di calcio alla testa e le tecniche di proiezioni con relativa chiusura della tecnica una volta portato a terra l’avversario valgono tre punti (“ippon”).

La fase di studio è fondamentale, in modo da “leggere” e “codificare” il comportamento tecnico-tattico dell’avversario e agire di conseguenza per portare a “segno” le tecniche e guadagnare punti preziosi.
Esistono poi azioni proibite, che vengono debitamente sanzionate quali ad esempio il contatto eccessivo, il “fuggire ed evitare il combattimento” o l’uscita da bordo tappeto.

Il Kata ed il Kumite sono due discipline diverse, che, peraltro, richiedono diverse abilità e metodologie di allenamento.
Tuttavia, entrambe si accumunano nella ricerca della precisione tecnica e nella coordinazione di ogni parte del corpo, sia negli arti inferiori che superiori.